martedì 8 settembre 2015

Noi dello zoo di Londra - "NW" Zadie Smith

Zadie Smith, NW, Mondadori, 2013


Ci sono libri che parlano di persone, libri che parlano di fatti e libri che parlano di ideali.

Questo libro parla di persone, nel modo più assoluto.


I quattro protagonisti del libro sono il centro della narrazione. Le loro storie non sono poi così importanti, tant'è che cominciano in un momento casuale e finiscono in un momento altrettanto casuale. Non esiste neppure un vero arco narrativo, non c'è un'evoluzione lineare, non c'è uno scopo.

Lo scopo – se vogliamo trovarne uno – è mostrare. Come andare allo zoo, ma Zadie Smith non ci mostra animali esotici, bensì quattro bestie che – per le loro coordinate geografiche – sono locali.


Infatti il quinto protagonista del libro è Londra, la Londra dell'autrice, la Londra attuale che lei sente sua, che le appartiene più della Londra sofisticata, della Londra reale, della Londra storica.
La prima descrizione che troviamo – che poi è l'inizio del romanzo – non è di una persona, ma della città:


Il sole gonfio si ferma di fianco ai ripetitori dei cellulari. La vernice anti-effrazione diventa sulfurea sui cancelli delle scuole e sui pali della luce. A Willesden la gente gira scalza, le strade diventano europee, c'è la mania di mangiare all'aperto.


I dettagli che l'autrice sceglie per aprire il romanzo sono significativi e fin dalle prime pagine appare chiaro che i protagonisti saranno come la città che intende descrivere: imperfetti, opachi, ma solidi, reali, quotidiani.


La prima protagonista è Leah e l'episodio che ce la presenta è rappresentativo della sua personalità: una donna le chiede aiuto e lei non esita a darle i soldi che le servono per poi rendersi conto che la donna che ha aiutato è una truffatrice. Questo semplice episodio dà il via ad una serie di moti interiori e di riflessioni nella protagonista che, in un effetto valanga, generano la sua storia. Vengono passati al setaccio il suo rapporto col fidanzato, con la migliore amica, con la madre e in tutti emerge il suo essere incerta, inetta, una persona insicura che appena prova a fare un passo finisce per fallire.

Forse è per questo che di tutti i personaggi Leah – probabilmente la più fastidiosa – è anche la mia preferita. E' quel personaggio che non può piacere, che viene sempre relegato e per questo mi è rimasta particolarmente cara. La sua narrazione è caotica, confusionaria, intramezzata a flussi di coscienza, mentre salta da una terza ad una prima persona senza avvisare e molti probabilmente scoraggiati da questa prima parte, hanno interrotto la lettura, perdendosi il resto del libro.

Una delle frasi che più mi ha colpito è:


Una volta avevano la stessa età. Adesso Leah invecchia in anni canini. I suoi trentacinque sono sette volte quelli di Michel, e sette volte più importanti, così importanti che lui deve continuare a ricordarle la cifra, casomai se la dimenticasse.


Il secondo protagonista, Felix, è il personaggio più staccato dagli altri tre. La sua storia è isolata, tant'è che potrebbe essere rimossa e viene citata solo parzialmente negli altri racconti.

Anche Felix, come Leah, non è un vincente, ma uno pieno di problemi, uno che tende a lasciarsi sopraffare. La differenza sostanziale tra i due è il modo in cui affrontano la vita. La goffaggine di Felix è quasi tenera, divertente, autoironica e lo si vede chiaramente nel modo in cui si rapporta con le donne e col padre, un'ombra che incombe su di lui e che Felix ignora volutamente.


La terza protagonista è forse la più importante: Keisha/Natalie, migliore amica di Leah. E' il personaggio meglio sviluppato, forse quello con cui l'autrice si immedesima di più.

E’ una donna che si è fatta da sola, che sa cosa vuole e che ha fatto di tutto per ottenerlo. E' una vincente, che non ha mai smesso di correre. Non per propria volontà, ma perché cosciente che, se si dovesse fermare, tutto il suo lavoro crollerebbe e lei si ritroverebbe in balia della corrente.

La sua narrazione è la più lunga e il cuore del libro, come se le due che la precedono fossero solo un'introduzione alla vera regina del romanzo.


Il quarto protagonista – Nathan – è solo una fugace apparizione, un osservatore della vera protagonista (infatti la sua parte di narrazione è intrisa della figura di Keisha) e dopo poche pagine si torna alla conclusione, che vede ancora protagonista Keisha/Natalie.


NW non è un libro comune. Non ha una trama, non ha un determinato protagonista, non ha una direzione, non ha una vero inizio o una vera fine.

Zadie Smith ci descrive una realtà che non è la nostra ma che non ci è neppure così lontana.


E' come una visita allo zoo, in cui segui il percorso che più di aggrada, ti soffermi su una gabbia in particolare, ignori l'animale che non ti piace, giri intorno a quello che ti spaventa senza osare guardarlo negli occhi e – quando hai finito la tua visita – te ne vai, tornando alla tua vita, portandoti dietro il ricordo di quegli animali esotici e lontani.


Irene

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